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Sei in /Rubriche/La Locandina/Locandina 2010/30^ Domenica dell'anno 2010 (anno C)

Quando suona l'ora della prova decisiva, la fede diventa preghiera nuda e solitaria

LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - «Nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza». Quando suona l'ora della prova decisiva, la fede diventa preghiera nuda e solitaria. Lo ricorda Paolo nella seconda lettura, mentre sperimenta la peggiore delle solitudini, quella dell'abbandono da parte della propria comunità. Ma si ritrova lo stesso pensiero nella preghiera umile e dimessa del pubblicano, ignorato ed emarginato dalla comunità orante, ma accolto e perdonato da Dio, perché in lui «non c'è preferenza di persone». Dio è pertanto colui che non trascura il lamento segreto di chi, come la vedova, l'oppresso e l'emarginato, si rivolge a lui, come a quel Tu della propria vita, che è l'unica e l'ultima risorsa della fede. È però la risorsa decisiva, perché raggiunge il cuore di Dio, mentre si chiede perdono per sé e per l'indifferenza dei propri fratelli. Ma, secondo Paolo, è anche così che si porta a compimento l'annuncio del Vangelo, perché tutti possano ascoltarlo. Tutti chi? Quelli che lo ascoltano per la prima volta e quelli che hanno bisogno di riascoltarlo, perché qualcos'altro, a poco a poco, ne sta prendendo il posto: l'arroganza di chi sale al tempio non per offrire e riaccettare la propria povertà, ma per decantare le proprie virtù nel disprezzo degli altri.

PREGHIERA
Sono simili i miei giorni talvolta a queste canne:
senza pretese crescono fuori dell'abitato
o accompagnano le strade dove, occupati nei loro pensieri,
sfrecciano forestieri ed amici...
Da qui posso vederli e vedere la loro fretta
e, come smosso dal vento, accennare un saluto.
Si illumina la mia vita alla loro risposta,
come quando il sole riverbera bagliori improvvisi
su queste umili foglie ed è allora che,
come a raccogliere tutte le forze,
s'innalza la mia preghiera,
simile a quella del pubblicano nel tempio.
Preghiera come ripiegarsi per dire sommessamente:
«Ci sono anch'io, Signore, e da questa marginalità
sollevo lo sguardo per dirti grazie
di tutto ciò che m'hai dato e mi dai».
(GM/24/10/10)

Libro del Siracide (35, 12-14.16-18) -Il Signore è giudice e per lui non c'è preferenza di persone. Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell'oppresso. Non trascura la supplica dell'orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento. Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi. La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l'Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l'equità.

Paolo 2a Timoteo (2 Tm 4,6-8.16-18) - Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione. Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l'annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Vangelo di Luca (18,9-14) - In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo". Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

 

24/10/2010
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